martedì 11 settembre 2012

Fra i laghi ed i laghetti della val Brembana


  ....... 3... 2... 1... Via! 
Non preoccupatevi non è come si potrebbe pensare la partenza di una gara ma il preludio alla epica scalata nella Val Brembana. Eravamo infatti partiti con una proposta di 3 giorni sul Cervino, poi ridotta a 2 giorni sulle Orobie per l'impossibilità di molti a prendere ferie in questo periodo ed infine compresso il giro in un solo giorno per le scarse adesioni. 
All'appuntamento a Fornaci siamo in sei: io Fede, Gianni,Umberto, Maurizio e Antonio. Caricate le bici ci lanciamo in autostrada. Appena il tempo di passare il casello e subito trilla il telefono. Sono Fabio, Simone e Davide appena dietro a noi, rallentiamo e ci raggiungono. Quasi a Bergamo il telefono suona di nuovo Marco e Roberto sono già fuori dal casello che ci aspettano, bene ora il gruppo è al completo. Lasciamo la città e saliamo a Isola di Fondra dove si parcheggiano le auto. 
Giusto il tempo di preparare le bici e il serpentone in fila indiana si incammina verso Carona, una decina di Km in leggera salita con i primi scorci sulle Orobie. 


Superato il lago, meglio il laghetto, della omonima località inizia la prima vera salita. Il gruppo pimpante, galvanizzato dalla fresca aria mattutina, si divide come sempre quando inizia la pendenza ed ognuno cerca il proprio ritmo. La giornata limpidissima ci regala splendidi panorami alpini, con le montagne illuminate dal sole e solcate da cascate spumeggianti che ci costringono a numerose soste " fotografiche". 


Il gruppo si ricompatta in prossimità del secondo lago Del Prato, dove incontriamo un folto numero di soccorritori speleologici in tenuta operativa e pronti per iniziare le esercitazioni. 

Dopo una breve pausa e qualche divertente battutina sugli speleologi si riparte. Alla testa del gruppo un Gianni in pienissima forma trascina in fuga Simone e Davide tanta è la foga che oltrepassano il bivio e spinti dalla fame salgono verso il rifugio Calvi. Recuperati, non senza fatica, i fuggitivi veniamo informati da un local che la nostra pausa pranzo (Rifugio Gemelli) dista circa due ore. L'ala informatica del gruppo si mobilita e in un attimo avvisiamo i gestori che per le 14 saremo da loro. Dopo una breve discesa inizia il traverso sul fianco della montagna che ci porta fino al lago artificiale di Sardegnana. 


 Dalla alta diga si gode una ottima visuale sulla valle sottostante e sul bacino in cui nuotano indisturbate enormi trote. C'è anche chi trova la forza di scherzare sulla teleferica di servizio. 

Da questo punto in poi il percorso si fa veramente duro, la prima parte è una balconata tutta scavata nella roccia con alcune gallerie e a strapiombo sulla valle; per fortuna in aiuto a chi soffre di vertigini ci sono cavi di protezione. 

Infine l'ultimo pezzo, assolutamente non ciclabile, e decisamente ripido porta ai laghi Marcio e Piano Casere. Parte del gruppo spinto dalla fame si lancia verso il rifugio, noi ci fermiamo ad aspettare chi è rimasto indietro ed a scattare qualche foto. Si riparte costeggiando i bacini e poi la lunghissima scalata verso il Gemelli: 1,5 Km tutti bici a spalla con dislivello di 300 m. Finalmente dopo l'ultima curva compare come un miraggio il rifugio, mi scappa l'occhio sull'orologio che segna inesorabile le 16.00, "mia mal " ben 2 ore di ritardo! Ed eccoci tutti a tavola con un bel panozzo ed una fetta di torta, altro a quest'ora il gestore non aveva da offrire. 

Dopo la pausa ristoratrice ci informiamo sul tratto che ancora ci aspetta da fare fino al passo di Mezzeno. 

Le notizie sono decisamente sconfortanti, ma non abbiamo alternative, bici in spalla e scalata con passaggi quasi da alpinismo. Passo dopo passo con la bike sempre più pesante alla spicciolata raggiungiamo i 2150m, le facce di chi arriva sono più eloquenti di qualsiasi descrizione si possa fare. 

Sulla cima tira un vento freddo e siamo circondati dalle nuvole, ci si veste e guardando verso il basso capiamo che anche la discesa, almeno nella prima parte non è decisamente ciclabile. 

Con pazienza e qualche piccola caduta, senza inconvenienti gravi, riusciamo a raggiungere la strada asfaltata che porta verso Roncobello. Dopo il rifornimento d'acqua ad una provvidenziale fonte ci lanciamo a tutta velocità in discesa. Tanta è la foga e la gioia di poter finalmente cavalcare le bike che buona parte del gruppo passa oltre il bivio che, tagliando nel bosco, ci riporterà alle auto. Un vero peccato perché questa variante si dimostrerà la parte più divertente del giro. Dopo una piccola salita inizia una cementata larga in discesa che poi si trasforma in un bellissimo single nel bosco. Guardo Fede sapendo questi sono i suoi percorsi, il sorriso e la gioia che esprimono i suoi occhi sono inequivocabili. Anche il resto del gruppo si diverte, curve in appoggio, tornantini e piccoli salti rendono la discesa entusiasmante. 
Menzione speciale va ad Antonio che pur essendo la seconda volta che sale in montagna ha dimostrato incredibile tenacia in salita e ottima tecnica in discesa. Purtroppo l'ultima parte del sentiero diventa poco scorrevole per la scivolosità e l'instabilità del fondo. Ma eccoci finalmente al parcheggio dove gli stradisti hanno già caricato le auto, ormai siamo prossimi al tramonto e con la poca luce rimasta carichiamo i mezzi e ci lanciamo verso Brescia dove arriveremo ben oltre le 21. 
 Questo è stato sicuramente il percorso più impegnativo che abbiamo mai organizzato, che ha spinto molti di noi al limite o forse oltre, ma anche per questo, almeno per me, rimarrà impresso a lungo nei miei ricordi. Grazie a tutti voi che con la vostra presenza avete contribuito alla riuscita di questa giornata. 


Mancano solo i numeri:
- 39 km di cui 6 con bici a spinta, 
- 2220 metri di dislivello, 
- durata del giro10 ore di cui 7 in movimento. 

Ecco cosa abbiamo fatto, 
alla prossima, 
Paolo.

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