giovedì 11 ottobre 2012

11 dispersi al gran tour della Val Trompia

Come da tradizione l'inizio settimana inizia uno scambio di mail con le proposte sul weekend. Sul piatto ci sono varie ipotesi ma scorrendo le pagine del forum mi accorgo che anche i CFSWE hanno in programma un giro che vorremmo fare. Ci vuole poco a convincere Fede, la fusione è fatta, si parte con il gruppone.

Il sabato finalmente arriva, e non inizia nel migliore dei modi. Ago mi passa a prendere in ritardo, ha trovato la gomma forata, niente panico, troveremo il tempo per ripararla. Smontiamo la mia bike che non ne vuole sapere di entrare in auto e ci lanciamo verso Brescia. A metà strada un dubbio mi assale:" Ho lasciato il perno della ruota posteriore in mezzo alla strada! Rapido controllo, dubbio confermato, inversione e ulteriore ritardo.
Eccoci finalmente al Polivalente, mentre finiscono di arrivare i bikers e si caricano le auto ne approfittiamo per sostituire la camera d'aria. Il serpentone di auto ora si snoda nella valle verso Collio. Al parcheggio fissato come punto di ritrovo riusciamo ad arrivare quasi in orario e notiamo già diversi mezzi montati da scalpitanti ciclisti ed altri in fase di montaggio.
Dopo i saluti ci contiamo, le voci sono discordanti, ma alla fine saremo in 21 anzi 22, Carlo ci raggiungerà dopo. La salita inizia su asfalto e rapidamente arriviamo a Memmo tra il disappunto dei mezzi motorizzati costretti ad uno slalom continuiamo a guadagnare quota.

In questa fase le chiacchiere e le battute rallegrano il gruppone che si è naturalmente allungato. Non so per quale motivo ma amo particolarmente questa fase dei tour, forse perchè le gambe sono ancora leggere e il fiato per ciacolare non manca. Finalmente l'asfalto lascia il posto ad una belle stradina sterrata, la valle si allarga e anche gli orizzonti si ampliano facendoci intuire che ci aspettano panorami mozzafiato.

Antonio ancora fresco socializza con la popolazione locale e ci fa capire che l'attività manuale non lo spaventa!

 Arriviamo alla rampa da fare tutta bici a spalla che ci porta al passo Crestoso e poi alle 7 crocette.

 La fatica si legge sui volti che mi circondano, ma si vede anche lo stupore dinnanzi al panorama che possiamo ammirare. Fatta la foto di rito alle croci, e subito i rimproveri degli escursionisti ci lanciamo in mezzo alle nuvole nel traverso, che ci porterà alla salita del monte Colombine.

 La visibilita è scarsa ma la sensazione di perdersi nel nulla, come si dice nel gruppo, :" Ha il suo perché!" Questi incredibili paesaggi costringono a numerose soste fotografiche che ci fanno perdere contatto con la parte più avanzata del gruppo il quale al bivio per il monte Dasdana tira dritto verso il Piardi. Nelle retrovie inizia la scalata, prima le nubi circondano le vette più alte e poi, man mano, avvolgono anche noi mentre arranchiamo in fila indiana verso la vetta.

 Dall'alto la vista spazia sui monti e le valli circostanti, le nuvole prima velano e poi ci mostrano scorci sempre nuovi, una pacchia per gli scatenati fotografi del gruppo.

 Indossate le protezioni ci lanciamo in discesa, che si rivelerà deludente: all'inizio molto ostica, con tratti esposti per poi diventare banale nel tratto finale. Entrando al Piardi non troviamo il resto del gruppo. Apprendiamo che, dandoci per dispersi, sono tornati alle auto tramite asfalto. Dopo la sosta ristoratrice e una scorsa alle notizie scendiamo al passo Maniva dove Carlo unico sopravvissuto del gruppo avanzato ci sta aspettando dopo aver risalito 10 tornanti.

Da qui una comoda strada sterrata ci porta in leggera salita al passo Portole ed infine alla capanna Tita Secchi. I paesaggi sono sempre splendidi e anche se la stanchezza inizia a farsi sentire non smettono di stupirci.

 Il tratto successivo è un sali scendi in quota tutto su sentiero. Qui Magico tenta il suicidio perdendo un pedale e rischiando di scivolare nella scarpata sottostante. Riparato il guasto meccanico si riparte verso il passo Prael In questa ultima faticosa salita parzialmente ciclabile perdiamo Antonio, che causa guasto meccanico torna alle auto anticipatamente. Stanchi e decimati, siamo rimasti solo in 11, finalmente arriviamo al rifugio Blachì dove ci aspetta l'ultima discesa. Inizialmente seguiamo la pista da sci poi su sentieri decisamente tecnici, che mettono a dura prova i frontisti, arriviamo finalmente a Collio.

 La faticosa giornata si conclude con i complimenti ed i saluti fra i reduci del gran tour e, una volta caricate le auto, alla spicciolata si torna verso casa con tante emozioni e splendide immagini impresse nei nostri ricordi. 

Voglio concludere riportando qui sotto quanto scritto da Fede nel forum che deve far riflettere tutti sul significato di queste nostre avventure.
Alla prossima, Paolo.

Ecco le sagge parole di Federico:
 "Nei giri da noi organizzati la fretta è l'ultimo dei nostri pensieri, non facciamo gare di prestazioni.
I più atletici possono tranquillamente scalare in velocità, ma è buona cosa ai bivi (in mancanza di gps) ricompattare il gruppo ed aiutare i compagni d'avventura meno prestazionali.... incoraggiando e insegnando loro la tecnica, cosa che Magico e Andrea hanno capito al volo.
In montagna i cellulari spesso sono out, pertanto un piccolo errore o incomprensione può diventare un grosso problema.
L'accaduto resti di lezione e serva a migliorare l'affiatamento del gruppo.
Cogliamo i paesaggi che si presentano ai nostri occhi, respiriamo l'aria sana e i profumi della montagna. Fermiamoci a prendere fiato, scattiamo qualche foto, saliamo con calma ed in compagnia. Credo che il meglio e lo spirito giusto risiedano nel gustarsi questi attimi, la fretta la viviamo tutta settimana durante le giornate di lavoro....
Alla prossima e grazie a tutti gli amici per la numerosa partecipazione."

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